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IX

premura vorranno i fautori delle filologiche discipline concorrere ad un’opera, della quale sono da noi vivamente richiesti.

Ma poichè ci era forza lasciar da banda quel metodo che sarebbe stato a ogni altro preferibile, dovemmo contentarci di rivolgere le nostre cure alla migliore pubblicazione del testo, quale ce l’offriva il codice vaticano. E sebbene la riproduzione fedele, e come fotografica, di esso, a prima vista ci sembrasse siffatta che ad ogni modo gli studj dovessero vantaggiarsene, ella fu da noi, dopo più maturo esame, scartata: e credemmo avesse a riescire cosa più gradita e proficua l’offrire le rime antiche in una forma, che scostandosi il meno possibile della lettera del testo, ne porgesse tuttavia una lezione, per quanto potevasi, intelligibile ed accettabile. Curammo, dunque, la virgolazione e la punteggiatura: sciogliemmo i nessi: i versi evidentemente errati nella misura o nella rima, restituimmo alla lezione, che visibilmente appariva essere stata alterata o guasta: riordinammo, ov’era possibile, lo schema sconvolto della strofa. Così ponemmo riparo ad una parte non piccola delle mende ond’è bruttato il codice vaticano; ma di ogni cangiamento da noi arrecato così alla ortografia, ove siamo stati parchissimi di mutazioni, come alla dicitura, stimammo dover nostro dar altrui