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chiedere venia di alcune ineguaglianze ortografiche in che siamo caduti nella stampa dei testi, e
guardia e sul foglio 27. Dicono che questa copia la facesse fare il Bembo; ma a che scopo una volta che possedeva l’originale? Io inclino a crederlo di provenienza del Colocci. Ed invero alcuni fogli sembrano scritti addirittura da lui (v. in ispecie i ff. 24. 473-7); e quasi tutte di pugno del Colocci sembrano le numerose postille marginali che s’incontrano ad ogni pagina; le quali per lo più non sono che spogli di voci tratte da quelle rime, e adoperate nell’«Index verborum seu Vocum collectus per Angelum Colotium ex Petrarcha, Siculi, Rege roberto, Barbarino» (in cod. vat. 3217 autogr. del Colocci). Una di tali postille, che sta accanto al n.° 228 (ora tornate in usanza ecc.) dice: «Vide se bĕbo (Bembo) ha questa rima». Di pugno del Colocci finalmente sembra anche molta parte degli indici, in fine: uno dei quali (foglio 457) è intestato «SONETTI DI SICULI». Ed è noto che del Colocci fu appunto questo modo di appellare non solo i siciliani ma in genere tutti i rimatori dell’epoca sveva, e infatti questa serie di siculi comincia coll’«Abate di Tiboli» e con «Ugo Massa da Siena», e prosegue con la «Compiuta donzella di Firenze», e con altri di altre provincie d’Italia.»
Oltre alle rime esistenti nel vaticano 3793, questo codice ne contiene delle altre nei ff. 1-24, 446-449, 451, 453-456, spettanti a Dante, Cino, M. Ant. da Ferrara, Petrarca, Guido Cavalcanti, Dodo da Lucca, Ventura