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XVI

difficoltà rimarranno alla loro piena intelligenza, se non quelle provenienti dalla naturale inesperienza degli antichi rimatori a trattare uno strumento non ancora abbastanza pieghevole ed esercitato , qual era nei secoli decimoterzo e decimoquarto l’idioma volgare delle varie provincie italiane.

Ed ora eccoci a dare qualche ragguaglio sul nostro codice. Del quale primamente fece uso nel 1840 Francesco Massi, pubblicando per occasione di nozze un Saggio di Rime illustri inedite del secolo XIII, scelte da un codice antico della Biblioteca Vaticana, senza dare più speciale indicazione del medesimo. Onde il merito di averlo per primo segnalato agli studiosi, rimarrebbe a Francesco Trucchi, che ne tolse fuori non poche poesie inedite per la sua nota Raccolta, e ne tenne parola nel Discorso preliminare, attribuendogli la denominazione di Libro reale, riscontrata sulla copia del Bembo, cioè sul codice vaticano di n.° 46401, che è copia del nostro. Toccando dell’età del manoscritto, dice il Trucchi che „per molte ragioni si può francamente affermare che fu scritto tra

  1. Così il Trucchi; ma avrebbe dovuto dire 4823.