Pagina:Le Vicinie di Bergamo.djvu/66

44

di ricuperare il gonfalone certo consegnatogli a guarentigia di una tale somma1.

Queste, per quanto mi fu dato raccogliere, erano le principali entrate sulle quali potevano fare assegnamento i nostri Vicinati nelle diverse epoche di loro esistenza; ora dobbiamo indagare quali oneri o quali obblighi vi si contrapponessero.

Il primo e principale, quello che sta anche nella più stretta connessione col modo, secondo il quale ebbi a considerare la formazione di queste Vicinie, è quello dipendente dai rapporti fra le stesse e le chiese, che ne formavano il centro e che aveano loro dato nome. Su questo punto veramente noi saremmo quasi del tutto all’oscuro, se non possedessimo i frammenti degli Atti della Vicinia di S. Pancrazio, i quali, come vedremo, ci forniranno mezzo per rintracciare altri indizii dai quali indurne, che questa dovette essere condizione di cose assai più generale, di quello che a primo aspetto non appaia.

Per cominciare quindi da quella di S. Pancrazio, recherò tutti quei brani, che meglio servano a determinare i rapporti or ora accennati. Nei conti del 1286 vi ha: den. 6 (l. 0,73) ad emendum unam clavim in goro (coro) ecclesie; item den. 6 1/2 (l. 0,79) ad emendum unum carnazium (catenaccio) in suprascripto hostio gori ecclesie; den. 1 (l. 0,12) Bergamino Romanie qui ivit acceptum clavim de gocario (campanile); den. 14 et medium (l. 1,83) de quibus empte fuerunt aulive (olivi) in dominico ulivarum pro ipsa Vicin.; sol. 52 et medium (l. 76,60) quos dedit

  1. Acta ap. Mazzoleni lib. A. Ms. Ψ. V, 8 in Bibl.