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Come si fossero formati questi capitali, mi è impossibile dirlo; pur troppo la storia non ci affida qualche sprazzo di luce che sull’epoca in cui questi capitali stavano dileguandosi, non su quella in cui si formarono; essa ci permette soltanto di indugiarci sulla decadenza di queste monadi cittadine, non sul tempo in cui furono in fiore.
Certamente questi redditi non potevano bastare di fronte alle crescenti spese, che cadevano sulle Vicinie, per il che, in date circostanze, almeno in principio, si ebbe ricorso alla imposizione sull’estimo dei Vicini in concorso col Comune. Onde trovo, che nel 1296 avendo il Comune imposto un fodro e contemporaneamente essendo incorsa la Vicinia di San Pancrazio in una multa di 100 lire imp. (l. 2918,30), essa incaricò i distributori della imposta comunale di dividere tra i vicini anche il pagamento di quella multa1. Come succede, quanto più da una parte gli oneri andavano aumentandosi e insieme scomparivano le facoltà patrimoniali, dall’altra la diretta imposizione sull’estimo de’ cittadini andava pigliando piede e, per la agevolezza della riscossione, da straordinaria, che era in principio, prendeva posto poco a poco fra gli ordinari redditi del Comune, anche i Vicinati devono aver attinto a larga mano a questa come all’unica e principale fonte di mezzi, coi quali adempiere agli obblighi loro incombenti; laonde le taglie imposte di volta in volta tennero luogo degli antichi frutti de’ capitali consumati, dei proventi delle piazze e dei portici, o distrutti o
- ↑ Acta II, qu. 3.