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nici accennavano alle undici principali cappelle, che indubitatamente avranno formato sotto l’aspetto ecclesiastico altrettante vicinie; poi perchè nella stessa condizione delle otto cappelle qui nominate altre ne troviamo in un’epoca anteriore. Nel 1135 e negli anni successivi, oltre a quello di S. Salvatore ed all’altro di S. Vigilio, dì cui mi occuperò più innanzi, trovo nominati i cappellani di S. Grata, S. Giovanni e S. Agata, tre chiese, che esse pure formarono il centro di tre nostre Vicinie e loro diedero nome. A queste vedemmo nel 1173 uguagliata anche quella di S. Giacomo. La chiesa di S. Stefano, da cui pigliarono la loro denominazione la Porta ed il quartiere cittadino1; quella di S. Pancrazio che vedemmo nel secolo decimo aver già costituito una specie di vicinato, che si chiamava dal suo titolare; quella di S. Matteo, antichissima forse, ma certo delle più importanti se presso di essa sorse col tempo una collegiata di Canonici2, doveano, al pari di tutte l’altre, qui nominate, nel 1196 aver già formato dei Vicinati cittadini.

Ma sia anche che per un tenue e, direi quasi, ignorato filo le nostre Vicinie si riattacchino a quella partizione per vici che vedemmo in uso in alcune città dell’epoca romana, sta però per me il fatto, che nella età di mezzo il concetto della vicinanza non si estrinsecò e non si corroborò che nella chiesuola comune ad una regione cittadina o suburbana, e che la Vicinia come tale fu accolta anche dal Comune. E invero, nella costituzione del 1176, con cui il vescovo Guala

  1. Lupi II, 563, 1277.
  2. Ronchetti III, 201, 203.