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e vicinitas si tennero come sinonimi1; là in una sequela di svariati rapporti con gli interessi particolari del luogo ed in una serie di provvedimenti per promuoverli e per tutelarli, così non è a meravigliare se i vicinati, a seconda dei tempi e delle sociali condizioni, con mutato aspetto ci si fanno innanzi nelle varie epoche della nostra storia come anello di congiunzione fra il più ristretto àmbito delle correlazioni famigliari e quello più ampio della città, o, che dir si voglia, del Comune.

Che la divisione per vici o viciniae, la quale non ci appare solo in Roma, ma anche in altri municipii2, siasi mantenuta inalterata attraverso ai secoli, non è agevole dirlo, perchè gli sconvolgimenti portati principalmente dalla conquista longobarda furono di tale natura, da imporre il più assoluto riserbo di fronte a così intricata questione. La congettura quindi che, da una parte alcune tradizioni dell’epoca romana non al tutto scomparse neppure sotto il dominio de’ Longobardi3, dall’altra il sentimento ugualmente provato d’una comunanza di interessi fra quanti conviveano sullo stesso suolo nella più stretta vicinità, debbano aver concorso a mantenere queste Vicinie, le quali, ubbedendo alle mutate condizioni, avranno trasportato il loro centro di unione, il simbolo più evidente della loro esistenza, dal sacrario eretto nei compita alle chiesuole innalzate nei diversi punti della città, non potrebbe pretendere più che ad una certa verisimiglianza, poichè, tolto quel naturale sen-

  1. Gloss. Lat. in De Vit Lex. s. v. vicinitas.
  2. Marquardt Röm. Staatsv. I, 7 n. 6.
  3. Hegel p. 324 seg.