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Che una tale partizione fin da tempi così antichi fosse comune a tutte l’altre città, sebbene sia assai verisimile, non oserei affermarlo per manco di documenti; però essa divenne uno dei caratteri essenziali della vita comunale, imperocchè per un concorso di molteplici e propizie circostanze fusisi i ceti nella novella cittadinanza, gli oneri imposti ebbero unica base nel domicilio, non più nella qualità delle persone; onde, conformemente ai principii d’uguaglianza della nuova borghesia, l’ordinamento non posò più sulla vieta classificazione dei ceti sociali, sibbene sulla preesistente divisione dei quartieri cittadini1.
I nostri documenti pur troppo sono muti fino ad un’epoca assai più tarda; ma la analogia delle città circonvicine e, direi quasi, una necessità universalmente sentita non permettono in niun modo di pensare ad una eccezione, che sarebbe singolarissima, e che alla sua volta richiederebbe maggiori e più indiscutibili prove, per essere avvalorata. Che anzi, fino dal 1030 veggo anche qui una regione della città indicata dal nome della Porta, alla quale dovea essere congiunta, perchè in un atto di quell’anno trovo: pecies due de terra — posite infra cive Bergamo — da porta s. Laurentii2; nell’anno successivo vi ha: prima pecia — est porla que dicitur sancti Stephani3; in una carta inedita del 1118 leggo: casa una solariata posita in suprascripta civ. Pergamo da porta s. Laurentii4; nel 1173 sono nominati i