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viamo alla uniformità, colla quale sodo costruite le più antiche fontane, che raccoglievano le acque nei varii punti della città, parmi di poter ragionevolmente ammettere che il Comune abbia da principio provveduto per proprio conto a questo importante servizio, lasciandone poi, se non in tutto, almeno io parte la manutenzione ai Vicini. Così il Comune manteneva una attenta sorveglianza sulla pulizia delle pubbliche fontane. Ai tempi di Mosè del Brolo, in principio del secolo decimosecondo, l’acqua del fonte di tramontana, il Vasine (fons opacinus) era raccolta in un aperto bacino, dove gli abitanti andavano ad attingerla coi loro secchi1; ma fin certo dalla prima metà del secolo decimoterzo era stato provveduto che vi fossero posti quattro verricelli coi loro secchi di rame, e che solo di questi potessero usare i cittadini; che una cancellata, posta all’ingresso dell’arco, sotto il quale scaturiva quell’acqua, venisse chiusa durante la notte, e insieme venivano date rigorose prescrizioni sulla distanza alla quale si potevano lavare i panni od accumulare materie perniciose alla salubrità di quest’acqua2. Una uguale cura il Comune avea delle due Boccole, della fontana di Pignolo, ora dei Gozzi in borgo S. Tommaso3, e così anche al Lantro, come al Vasine, faceva porre i verricelli coi secchi di rame4, e insieme prescriveva, che ogni fontana avesse i suoi custodi, che fossero della stessa contrada o Vicinia, nella quale essa era

  1. Moys. Pergam. vv. 205-262.
  2. Stat. 1248, 15 § 11 col. 2042.
  3. Stat. cit. §§ 12, 15 col. 2043 seg.
  4. Stat. cit. § 16 col. 2044.