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esazione di quella imposta, come loro era stata addossata pel fodro e pel dazio sulla vendita del vino al minuto. Le lotte civili però scoppiate nel 1296; i continui sconvolgimenti, che ad esse tennero dietro, insieme alle incessanti spese per armi e spedizioni militari; i giornalieri sperperi di sostanze e la niuna sicurezza, tutte queste cause, che doveano far risentire la perniciosa loro influenza anche sulle fonti da cui il Comune traeva i suoi redditi, possono avere indotto pure i nostri a seguire l’esempio d’altre città, e ad introdurre questa gabella, la quale per la facilità della esazione poteva riuscire non poco proficua all’erario comunale. Questo dev’essere avvenuto sul principio del secolo decimoquarto, e probabilmente nel 1307, quando, stabilita nel Marzo di quell’anno la concordia fra le parti cittadine in lotta da oltre due lustri1, gli interessi del Comune richiesero i più serii provvedimenti, e quando, forse in conseguenza della divisata introduzione di questo nuovo balzello, troviamo anche il nome della nostra città compreso con quello di parecchie altre in questa grave notizia lasciataci dalle cronache di quel tempo: «Item eo anno (1307) commune Venetiarum ad instantiam marchionis Extensis et comunis Cremone Mediolani Papie et Bergami voluit et proposuit ducere salem et alias eorum mercationes per Paudum et transire sursum cum ipsis. Set commune Parme viriliter prohibuit ne transirent. Et commune Venetiarum multos ambaxatores misit Parmam, ut permitterentur ire naves eorum et mutam

  1. Celestino I, 186 seg.