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CINO DA PISTOIA |
LVIII
Non credo che ’n madonna sia venuto
Alcun pensiero di pietate, pui
Ch’ella s’accorse ch’io avea veduto
Amor gentile ne’ begli occhi sui;
E però vo come quel che è smarruto5
Che dimanda mercede e non sa a cui,
E porto dentro agli occhi un cor feruto
Che quasi morto si dimostra altrui.
Io non ispero mai se non pesanza,
Ch’ella ha preso disdegno et ira forte10
Di tutto quel che aver dovrìa pietanza:
Ond’io me ne darei tosto la morte,
Se non ch’Amor, quand’io vo in disperanza,
Te mi dimostra simile in sua corte.
LIX
Udite la cagion de’ miei sospiri,
Se già mai fu per me nata mercede.
Qualora il mio pensier fra me si riede,
E chiama innanzi a sè li miei desiri,
5Presentansi pien tutti di martìri,
Che vengon dalla vista che procede
Dalla ciera gentil, quando mi vede.
Che come suo nemico par mi miri.
Laonde in ciò mi struggo, e vo a morire
10Chiamando morte; che per mio riposo
Mi teglia innanzi ched io mi disperi:
Miranla gli occhi miei sì volentieri.
Che contr’al mio voler mi fanno gire
Per veder lei, cui sol guardar non oso.
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