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CINO DA PISTOIA |
Così è tutta via bella e crudele,
D’amor selvaggia, e di pietà nemica;10
Ma più m’incresce che convien ch’io ’l dica
Per forza del dolor che m’affatica;
Non perch’io contr’a lei porti alcun fele,
Chè via più che me l’amo, e son fedele.
(Ragguagliato e corretto su l’edizion giuntina, dov’è tra le Rime di Dante, e su la lezione che ne dà il Fraticelli, l. c.)
LV
Non v’accorgete, donna, d’un che smuore
E va piangendo, sì si disconforta?
Io prego voi, se non ve ’n siete accorta,
Che lo miriate per lo vostro onore.
Ei se ’n va sbigottito e d’un colore5
Che ’l fa parere una persona morta,
Con tanta doglia che negli occhi porta
Che di levargli già non ha valore.
E quando alcun pietosamente il mira,
Il cor di pianger tutto si distrugge,10
E l’anima se ’n duol sì che ne stride:
E se non fusse ch’egli allor si fugge,
Sì alto chiama voi quand’ei sospira,
Ch’altri direbbe — Or sappiam chi l’uccide. —
(Ragguagliato e corretto su l’edizion giuntina e su la lezione datane dal Fraticelli in Rime apocrife di Dante, ed. cit.)
LVI
Io sento pianger l’anima nel core,
Sì ch’agli occhi fa pianger li suoi guai,
E dice — Oimè lasso!, io non pensai
Che questa fusse di tanto valore;
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