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RIME |
Di questa donna che tiene il cor mio,10
Potrìa beato divenir qui io:
Tant’è la sua virtù che spande e porge,
Avvegna non la scorge
Se non chi lei onora desïando.
(Confrontata e corretta su la edizion giuntina, ov’è attribuita a Dante, e su la lezione che ne dà il Fraticelli nel Canzoniere di Dante ed. cit.)
LI
Se questa gentil donna vi saluta,
Non riguardate dentro agli occhi sui;
Chè è tal cosa al mio cor avvenuta,
Che all’anima non cal di star con lui;
E dice ben che ha la morte veduta,5
Ma non pertanto vuol veder altrui;
Chè vita et ogni ben per lei rifiuta,
Sì ch’io mi partirò tosto da vui.
Allor trarrete dal mio corpo il core,
E leggerete ciò che mi fa dire10
Che dentro agli occhi suoi non riguardate;
Chè voi vi troverete scritto Amore,
Col nome che chiamò quando a ferire
Venne guarnito della sua beltate.
LII
Se ’l viso mio alla terra s’inchina
E di vedervi non si rassicura,
Io vi dico, madonna, che paura
Lo face, che di me si fa regina;
Perchè la beltà vostra, pellegrina5
Qua giù tra noi, soverchia mia natura,
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