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CINO DA PISTOIA

     E son tali e’ sospir d’esta novella,
Ch’io mi sto solo perchè altri non gli oda;
E ’ntendo Amor, come madonna loda
Che mi fa viver sotto la sua stella.
Dice ’l dolce signor — Questa salute15
Voglio chiamar laudando
Per ogni nome di gentil vertute;
Che propriamente tutte ella adornando,
Son in essa cresciute,
Ch’a buona invidia si vanno adastando.20
     Non può dir nè saver quel ch’assimiglia
Se non chi sta nel ciel, ch’è di lassuso:
Per ch’esser non ne può già cor astioso;
Chè non dà invidia quel ch’è meraviglia,
Lo quale vizio regna ove è paraggio.25
Ma questa è senza pare;
E non so essempio dar, tanto ella è maggio:
La grazia sua a chi la può mirare
Discende nel coraggio,
E non vi lassa alcun difetto stare.30
     Tant’è la sua vertute e la valenza,
Ched ella fa meravigliar lo sole;
E, per gradire a Dio in ciò ch’ei vôle,
A lei s’inchina e falle riverenza.
Adunque, se la cosa conoscente35
L’ingrandisce et onora,
Quanto la de’ più onorar la gente?
Tutto ciò ch’è gentil se n’innamora:
L’aer ne sta gaudente,
E ’l ciel piove dolcezza u’ la dimora. — 40
     Io sto com’uom che ascolta e pur disìa
D’udir di lei, sospirando sovente;
Però ch’io mi riguardo entro la mente,
E trovo pur ch’ell’è la donna mia:
Onde m’allegra Amor e fammi umìle45
Dell’onor ch’ei mi face;
Ch’io son di quella ch’è tutta gentile,
E le parole sue son vita e pace;
Ch’è sì saggia e sottile.
Che d’ogni cosa tragge lo verace.50


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