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CINO DA PISTOIA

VI



    Quai son le cose vostre ch’io vi tolgo,
Deh, Guido, che mi fate sì vil ladro?
Certo bei motti volentieri io colgo,
Ma funne mai de’ vostri alcun leggiadro?
    5Guardate ben ogni carta ch’io volgo:
S’io dico vero, io non sarò bugiadro:
Queste cosette come io le assolgo,
Ben lo sa Amor dinanzi a cui le squadro.
    Quivi è palese che non sono artista
10Nè ricopro ignoranza con disdegno,
’Vegna che ’l mondo guarda pur la vista:
    Ma son un cotal uom di basso ’ngegno
Che vo piangendo sol con l’alma trista
Per un cor, lasso!, ch’è fuor d’esto regno.



VII


A DANTE ALIGHIERI

in morte di beatrice


    Avvegna i’ m’abbia più volte per tempo
Per voi richiesto pïetade e amore
Per confortar la vostra grave vita;
E’ non è ancor sì trapassato il tempo,
5Che ’l mio sermon non truovi il vostro core
Piangendo star con l’anima smarrita
Fra sè dicendo — Già sarà ’n ciel gita,
Beata cosa ch’uom chiamava il nome! —
Lasso me!, quando e come
10Vedervi potrò io visibilmente,
Sì che ancora presente
Far i’ vi possa di conforto aita?
Dunque mi udite, poi ch’io parlo a posta
D’Amor, alli sospir ponendo sosta.


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