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DISCORSO PRELIMINARE

ri della vecchia poesia che ebbero vita e storia determinata ci proponiamo dare in altri volumetti gli esempii migliori. Ed esclusi volemmo alcuni componimenti dei quali ci parve sospetta l’autenticità o alterata essenzialmente la dicitura originale; come i quattro sonetti di Cino che incominciano — Qual dura sorte mia — Druso, se nel partir vostro — Se tra noi puote — Già trapassato oggi — e qualche altro. Eguali sospetti avemmo intorno al sonetto Mille dubbi in un dì, ma non lo stesso coraggio di dargli bando, come quello che vanta troppo lunga e nobile cittadinanza in tutte le scelte e raccolte. Ma il coraggio non ci mancò, o, meglio, ci venne meno la cavalleria verso le gentili donne Ortensia di Guglielmo, Giustina Levi Perotti, Giovanna Bianchetti, Leonora della Genga; alla cui fama di poetesse, e di poetesse forbitamente petrarcheggianti, parendoci debole appoggio la Topica del cinquecentista Andrea Gilio e le Mescolanze del secentista e francese Menagio, escludemmo i loro sonetti. L’amore della critica ci scusi qui gentilezza. Ognun sa, per quanto di poche lettere fornito, come gli eruditi del secolo XVI facilmente per antiche spacciassero rime e prose foggiate da loro o loro amici e con quanta franchezza nelle veramente antiche mettesser le mani per rabberciarle al gusto del tempo.

Delle rime da noi riprodotte seguimmo e tenemmo a confronto i testi a stampa: chè nè da noi era nè da questa modesta impresa ricorrer sempre ai manoscritti; benchè talvolta il facessimo specialmente nelle rime dell’Uberti e qualche cosa abbiam dato di nuovo. Ma cogliam l’occasione per ricordare quanto tempo è che aspetta l’Italia da’ suoi molti filologi una collezione critica de’ suoi antichi poeti, che sia fondamento saldo alla storia della lingua e dell’arte. Ed ora che v’è una Commissione dal Governo instituita pe’ testi di lingua, Commissione che a mano a mano allargatasi più che dell’Emilia può oramai riputarsi italiana; sarebbe desiderabile che a suo tempo o tutti o alcuni de’ valenti che la compongono prendessero il faticoso e bello assunto. Perocchè, prima che a dar fuori cose nuove le quali radamente vincono in bellezza e utilità le già conosciute, par-



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