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GIOSUE CARDUCCI

metta1, che scriveva su la fine del secolo XV, lo mette a paro con Giusto de’ Conti e Agostino Staccoli, dicendo che tutti tre si sono ingegnati d’imitare il Petrarca. Celso Cittadini lo pone immediatamente dopo di lui fra i poeti della quarta ed ultima lingua che ebbero sceltezza di parole2. Molto conto ne fa il Tassoni nelle Considerazioni su ’l Canzoniere. Il Quattromani asserisce che dal Petrarca in fuori scrisse meglio di tutti quanti del suo tempo3; e il Crescimbeni che tanto egli si mostra superiore de’ coetanei quanto il Petrarca di lui. Con miglior giudizio scrisse del Conti e di Buonaccorso il Gravina: «benchè non spandano sì largamente le ali nè poggino a tanta altezza quanto il Petrarca ne tal dottrina abbraccino, pure nella loro linea di gentilezza e tenerezza son tali che non molto in loro si desidera di quello onde in questa parte più fiorisce il Petrarca»4. Ma dalle notizie confuse e contradditorie dei biografi di Buonaccorso è difficile ricavare qualche cosa d’appurato e di certo; più difficile sceverare le rime del Montemagno trecentista da quelle d’un suo nipote dello stesso nome vissuto nel secolo XV e di Niccolò Tinucci pur quattrocentista; difficilissimo, a chi non cerchi tutti i codici, chiarirsi se quel piccolo ed elegante canzoniere sia opera schietta e genuina del trecento o pur supposta o almeno rammodernata secondo il gusto del secolo XVI dal Varchi e dal Tolomei che dettero le rime di Buonaccorso al Pilli primo editore. Mi fa inchinare a questo ultimo sospetto, che è di molti valenti critici, l’aver veduto ne’ Ricordi filologici la lezione d’uno dei sonetti attribuiti al pistoiese e ivi pubblicato dal signor Bindi di sur un codice magliabechiano ben diversa dalla conosciuta, e meglio consentanea al gusto dei trecentisti5. Più; il primo e celebre sonetto di Buonaccorso è dato in una stampa del quat-

  1. Cit. dal Corbinelli in Prefazione alla Bella Mano di Giusto de’ Conti.
  2. C. Cittadini: Origini della toscana favella.
  3. S. Quattromani: Lettere, 56.
  4. G. Gravina: Della ragione poetica, II, 30.
  5. Ricordi filologici e letterarii (Pistoia, 1847), n. 1.

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