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I REALI DI NAPOLI

Ch’io sola spero in Dio che ’l forniraggio;
75E trarrò a fine questa mala guerra
Col mio disforzo e legïon di gente
Del franco re possente,
Al qual n’ho scritto già per mio messaggio1.
Oro ed argento per neente avraggio,
80Pensando il caso ontoso ch’è incontrato
E corrà Bruna, Puglia e il Principato. —
     — È per natura, e la scrittura il dice,
Redina, che le donne son pietose,
Avare e paurose.
85Sarestù di color che snaturassi?
Non ch’io ti riputasse peccatrice
Perciò di più, sponendo chi te spuose,
E chi le sue man puose
Nel tuo sangue; ma che meritassi2.
90Di questo non vorrei dimenticassi:
Lo conte Nier si cinse spada allato
Sul corpo del tuo Carlo dilicato. — 3
     — Se ’l sangue mio fu sparto per la fede
Da quella setta eretica pagana
95Ghibellina e pisana,

  1. Non trovai cenno su queste intelligenze della regina madre col re di Francia.
  2. Qui il senso zoppica.
  3. Ranieri, conte di Donoratico (della Gherardesca). Dice un barbaro
    frate, oscuro anche al Muratori, che il giovinetto appressatosi al cadavere di Carlo: jura paterna protulit in medium (Rer. Ital. Scrip., 10, 294). La Cron. di Siena (15, 57) ha: misser Carlo fu trovato morto in campo, e in sul suo corpo fu fatto cavaliere el conte Ranieri di Donoratico, el cui padre avea fatto decapitare lo re Carlo avolo del detto misser Carlo, contro all’usanza della guerra. Fu suo padre quel Gherardo che accompagnò re Corradino nella fuga e, tradito dai Frangipani, ne divise la sorte sul palco: della qual cosa disse un santo romito che Iddio in cielo avea vendicato che al re Carlo e a quelli de’ Frajapani di Roma non cogliesse mai bene. (Cronaca di Pisa; Rer. Ital. Scrip., 15, 979.)
         Cito queste autorità, benchè intorno a cose note, perchè qualche storico si lasciò ingannare dal Mussato, il quale, confondendo le genealogie, dice: Nerius Facii pisani comitis filius (o. c., lib. 5, rub. 16). Questo Facio (Bonifazio) era fratello, non padre di Neri (Ranieri).

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