Ed è 'n quell’emisper tant’alta e magna,
Che tocca ’l colmo suo l’etere puro; 105Dove gran gente con desìo si lagna.
Qui punisce ’l poeta in fin al muro
Color che furo negligenti in vita, 108Però son più di lungi al ciel futuro.
Da indi in su, sì come fu contrita,
Così di grado in grado ivi si purga 111In fin che giunge all’ultima salita.
Qui mortalmente vuol che ciascun urga
Gli appetiti mondani ’n fin ch’ei puote 114E che per contrizione a Dio resurga.
Nel terzo scande all’amorose note
Di cielo in cielo in sin ai santi cori, 117Là dove trova l’anime divote.
Beatus vir che Dio temi et adori!
Beati quorum tecta sunt peccata! 120Beati immaculati e puri cori!
O donna fecundissima e beata,
Beati gli occhi e benedetta l’ora 123Che t’ha ’n sì degno ostel fama acquistata!
Non così caldamente or s innamora,
Che l’uom s’ingegni alle virtù per forma 126Che la sua donna in terra e in ciel s’onora.
Dietro all’amata alla santissim’orma
Di Beatrice segue ’l suo poema, 129Dove c’insegna la beata norma.
Come ’l maestro, poic ’ha dato ’l tema
Al fantolin che ’nanzi a lui attento 132Non sapendol comporre il mira e trema,
Molte fïate, d’una volta in cento,
Gli mostra ’l nome il verbo il participio, 135Tanto che del latino il fa contento;
E come a Roma tremefatta Scipio
Soccorse con parole e con affetto, 138Che fu di Libia allor grato principio;
Così nel nostro debole intelletto
A parte a parte mostra e ci soccorre, 141E poi ci acquista un regno alto e perfetto.