Costui fu studïoso e fu scïente
Col senno colla spada, liberale; 66E sempre accolse ogn’uom prode e valente,
La festa l’accoglienza quanta, e quale
Fusse l’onor che a lui si convenìa, 69Ravenna, tu sai ben, che a dir non cale.
Qui cominciò di legger Dante in pria
Rettorica volgare, e molti aperti 72Fece di sua poetica armonìa.
D’onde se ben, lettor, cerchi ed avverti,
Le rime non fur mai prima di lui 75Se non d’amore e d’uomini inesperti.
Così ’l volgar nobilitò costui,
Come ’l latin Virgilio e ’l greco Omero; 78Ed onorò più ’l suo che ’l suo altrui:
D’onde, per esaltare il magistero,
Con tant’alta materia il dir volgare 81Volse, e per esser solo in suo mestero.
Or taccia ben chi mai volse parlare
Di tutto ’l viver nostro e del costume: 84Lingua mortal già mai non ebbe pare.
L’acqua e le frondi del Permesso fiume
Bagnaro e cinser l’onorate tempie, 87Ch’a molti han fatto glorïoso lume.
Nel cui principio poetando adempie
Le pene ai peccator quanto s’aspetta, 90Come le colpe fur più e meno empie.
Vari supplicii orribile vendetta
Mostra per raffrenare i molti vizi 93Dove la gente vede tanto infetta.
Perchè da’ nostri superiori inizi
Nasciam atti a ragione e libertate, 96Giustizia ordisce a’ rei degni supplizi.
Inferno pone all’anime dannate,
Che fur esecutori di passioni 99E del celeste dono al tutto ingrate.
Nel secondo entra in nuove regïoni;
Verso un prato di giunchi una montagna 102Murata in mezzo; e sagliesi a scaglioni;