Costanza bella che vince ogni lite; 65Subito dentro al cor mi dièr ferite
D’un dolce zel, commosso di pietate,
Per quelle sconsolate,
Raminghe, peregrine
Virtù tapine, vedove, orfanelle, 70Cacciate fuor delle mondane celle.
Poi reverente, non com’io dovea
Ma quanto allor il mio poter si stese,
Genuflesso e cortese
L’indegna bocca porsi a’ sacri piedi. 75Ambo, per loro immensa cortesìa,
Levôrmi: e l’una per la man mi prese
Dicendo — In tuo paese
Vogliam noi, figliuol mio, che salvo riedi. —
E così seco a ragionar mi diedi 80Contento più di nullo uomo beato;
Tal che, se fuor del prato
Credesse esser uscito
Ed esaudito fosse il mio desire,
Allora avrei provato un bel morire. 85 Ma prossimando alla bella fontana
Ch’avea mia vita posto alla bilanza,
Senza nulla speranza
Di provar mai l’inopinato bene;
E ’l can del monte vidi uscir di tana; 90Per cui ridendo mi guardò Costanza
Dicendo — Ora t’avanza
Terreno e tempo col mastin che vène.
Séguita l’orme e fa’ la via ch’el tene;
E perchè tal’or urli e tal’or gema, 95Non aver di lui tema.
Guardagli dritto in faccia;
Chè la sua traccia bella e vista scorta
Fia l’ultimo sperar che ne conforta. —
Però, canzone, allegra va’ per tutto, 100In ciascun porto le tue vele cala,
E di Virtute ogni figlio saluta;
Ch’ella non è perduta
Ancor. T’affretta, e va’ sbattendo l’ala;