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FRANCO SACCHETTI |
E quand’io penso chi si vuol far degno
E soprastar nel colmo della rota,
11D’ira mi mordo et ardo di disdegno.
Gentilezza e virtù son nella mota,
Ciascun villan di signorìa vol segno,
14E così ’l cerchio uman del ben si vôta.
(Questo e l’antecedente da Sermoni e Lettere di F. Sacchetti, Firenze, Le Monnier, 1857, per cura di O. Gigli.)
XXXVIII
Sonetti, i quali raccontano quanto è buona la pace e contraria la guerra, riprendendo quelli che la creano; e furono fatti il 21 marzo 1397.
I
Come, veggendo quanti mali produce la guerra, chi ne guadagna non goderà quelle ricchezze.
Là dove è pace, il ben sempre germoglia;
Matrimonii con feste e balli e canti;
Ridon le ville, e le donne e gli amanti;
4Ogni mente si adorna in vaga voglia.
Là dove è guerra, non par che ben coglia;
Van tapinando vergini con pianti;
Morti, arsioni di case e luoghi santi;
8Presi innocenti con tormenti e doglia.
Colui che ’ngrossa su questi lamenti
Non goderà già mai di tal’ ablati,
11Aspetti pure il cavator de’ denti;
Ch’e’ mal che seguon, da lui principiati,
Cento per un gli fian pene dolenti:
14E spesso fa il mondo tal mercati.
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