Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
FRANCO SACCHETTI |
E per non perder ora
Maritansi quand’escon della culla:
Tale usanza si onora.
Chi le contenta, sua ricchezza atterra:
120E chi no ’l fa, sta con lor sempre in guerra.
I’ farò punto e fine:
Perch’i’ veggio che messa mano in pasta
Mi sono avvolto dentro a un labirinto.
Ho il principio e no ’l fine:
125E voglio raccontar quel che non basta
All’appetito lor così distinto.
Da queste è l’uomo già sommerso e morto,
Bontà de’ tristi c’han sì fatte mogli!
Tra così fatti scogli
130Lo animal razionale è soggiogato.
Però, canzon novella,
In altra ho già de’ giovani parlato;
Trova la tua sorella,
E va’ con lei cantando li tuoi versi;
135Ch’i’ non mi so qual deggia più dolersi.
(Dal vol. I (1819) del Giornale Arcadico, dove questa canzone fu pubblicata di sopra il cod. vat. 3213 che fu di Fulvio Orsini.)
XXXV
Contro al tiranno di Milano parla; quando lega a lui fu fatta per la Chiesa per li Fiorentini e per certi signori di Lombardia, e altri era per fare.
Credi tu sempre, maladetta serpe,
Regnar vivendo pur dell’altrui sangue,
Essendo a tutti velenoso tarlo?
Tu se’ iniqua e maligna sterpe:
5Chi più ti serve più doglioso langue:
Chi vive il sa se vero è quel ch’io parlo.
Quelle che feron Bruto, a ben nomarlo,
Nemiche ed in esilio da te sono,
— 406 — |