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FRANCO SACCHETTI |
XXXI
A SALVESTRO DE’ MEDICI
(1378)
Non già Salvestro, ma Salvator mundi,
Che salvo hai fatto con nobil savere
La patria tua, che ’nferma a giacere
4Era già presso su gli estremi pondi;
Giusto Catone che ’n virtù abbondi
Ciascun uom saggio ti potrà tenere,
Levato avendo a’ perversi il potere,
8Facendo i buoni nel viver giocondi.
Nuovo Fabrizio, ben hai fabbricato,
In un punto acquistato hai cielo e terra,
11Là glorïoso e quaggiù onorato.
Quanti tapini hai tratti d’aspra guerra!
Chi con la gonghia e chi imbavagliato
14Non potean dire o far ben di sua terra.
Monchi ed attratti, sordi zoppi et orbi,
16Tutti hai sanati da diversi morbi.
(Dal discorso Della vita e delle opere di F. Sacchetti per Ottavio Gigli, preposto ai Sermoni, ecc., del Sacchetti; Firenze, Le Monnier, 1857.)
XXXII
Canzone distesa, nella quale magnifica i signori di Firenze ch’ebbero la terra alle mani dopo la signoria del minuto popolo ai 13 di settembre.
(1378)
Cari signor collegi e consolari
Che tra gl’incendi romori e ruine
La repubblica aveste nelle braccia;
Mirate i giorni preteriti amari,
5Che furon tutti esempli e discipline
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