Pagina:Le Rime di Cino da Pistoia.djvu/401


RIME

     Lasso!, chè morte in picciol tempo ha tolto
A te, Fiorenza, ciascun caro e degno.
Principio fo da Pietro e da Francesco
Che in sacra scrittura vidon molto;
20Vergogna a tali che portan lor segno,
Che appena intendon latin da tedesco,
E, perchè qui m’intresco,
Tommaso, in questo fiotto,
Filosofo alto e dotto
25(Medico non fu pari a lui vivente);
Luïgi, eloquente
Retorico con vago e dolce stile;
E legista civile
Corsin Tommaso, e Niccolò sincero
30Che fu sì vago di consiglio vero;
     Paulo arismetra ed astrologo solo
Che di veder già mai non fu satollo
Come le stelle e li pianeti vanno,
Ei venne men per gire al sommo polo;
35E quei che Marte seguîr ed Apollo,
Niccola, Alberto, e Francesco e Manno;
E, come tutti sanno,
Tre poeti di nome;
Che se m’è detto come,
40Zanobi ed il Petrarca in quel tesauro
Ch’ebbon col verde Lauro;
L’ultimo e ’l terzo è quel che sopra scrivo.
E ciaschedun fu vivo
Insieme, e tutti gli vidi ad un tempo:
45Or non si vede alcun tardi o per tempo:
     Dunque, s’io piango, fo come colui
Che perdendo si duol l’ultima posta,
Perchè manca speranza al suo soccorso.
Sarà virtù già mai più in altrui?
50O starà quanto medicina ascosta,
Quando anni cinquecento perdè il corso?
Qual mente o qual ricorso
Aspetto poi che trovi
Questa e che la rinnovi,
55Siccome rinnovò quella Ippocràte?


— 395 —