Pel mondo andar e domandarti aiuto 105Per far passaggio, ed or non l’hai voluto.
A te che tieni il nome sempre augusto
Dirò quant’hai i tuo’ pensier diversi
Dalla speranza che ciascun disìa.
Conquider i tiranni, com’è giusto, 110Dovevi, ed i Comun tutti universi
Metter in pace nella dritta via.
Tutto per e converso par che sia:
Tu lasci il lupo, e vai drieto all’agnello.
Pianga chi fu sì fello 115Che per promesse tue aprì sue porte;
Carta nè scritta non gli valse teco:
Così ’l Sanese cieco
Da Malatesta cominciò sua morte.
Fatt’hai usciti, e nessun hai rimesso, 120Fuor d’ogni modo imperïal concesso.
Pace co’ Turchi e guerra co’ Cristiani
Pigliando prede, ogni sentier fu rotto,
Togliendo a cui tu puo’ sua libertate.
Se tu vuo’ fama, va’ contro a’ pagani: 125Ma forse temi non vi sia Nembrotto,
Udendo le sue cose smisurate.
Il nome tuo dovrìa molte fïate
Farti pensar qual fu il buon Carlo Magno:
Tu non te ne dài lagno 130D’avere il soprannome il quale ebb’egli.
Carlo secondo Calvo poco visse,
Ma al ben far si misse:
E Carlo Grosso terzo gli aspri e felli
Infedeli Normanni tanto vinse, 135Che alla fede tosto gli ripinse.
O quarto da costor, qual è che veggia
Da te virtù e ben in tra’ viventi?
Perchè avarizia in te si mostra e serba?
Credi tu che alcun scriva od alcun leggia, 140Et ora e sempre fia chi ti rammenti?
Come farai, così diran le verba.
E già mi par udir con voce acerba
Di Trievi di Maganza e di Cologna