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FRANCO SACCHETTI

85Assaggia questi morsi;
Spècchiati alquanto verso la Valdera
Nell’alte ville ancora attorno attorno;
E vattene a rivera,
E guarda le galee quel che le fanno,
90E come le catene al porto stanno.
     Levar ti dèi dalla mente superba,
Imaginando te esser su ’l lito;
Et al tempo già ito,
Et a quel ch’è, e qual tuo legno vedi.
95Chi t’ha su ’l mare or dato doglia acerba,
Tal che navilio alcun non ha suo sito?
Con quale ha’ tu ferito
O con qual dimostrato hai tuo’ rimedi?
Fama risuona che rifar ti credi
100Avendo appoggio di signor lombardo.
Ma s’è colui che io credo e riguardo,
Egli ha più che non vuol can alla coda
Che ’l tengon su la proda
A far difesa di sua signorìa:
105E se pur fosse, egli è tal qual bisogna
A domar tua follìa.
Disfar credendo altrui te disfarai,
E te istessa con te punirai.
     Ma le due chiavi nel campo vermiglio
110Con l’aquila col carro e con la scala
Fan che tua speme cala
In quel disïo che più ti nutrica.
Stringer ti credi, e non haï artiglio;
E volar vuogli sanza nessuna ala.
115Questo a fine mala
Te metterà e qualunque t’amica:
Tal fa il laccio che spesso l’intrica.
I’ ti dico: Tapina, guarda, guarda!
Esce di pietra buona la bombarda,
120Che t’ha menato e mena a scuro calle.
Tu non se’ ancora a valle
Là dove deggi andar vie più amara.
Non è discordia a struggerti alcuna
Nell’alta città cara:


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