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rime

45Gli spirti tuo’ crudeli e tanto infesti
Contro a color che ti facean possente
Ti faranno tornare ancor a mente
Per che più ch’altri amar dovevi loro:
Tu sai ch’ogni tesoro,
50O misera, per loro a te venìa.
Sanza occhi sanza mente se’ venuta
Al mal che in te si cria,
Sempre rompendo lealtate e fede,
Fera diversa e fuor d’ogni merzede.
55     Quel che t’avvenne pensa che non move
Se non d’alta giustizia che t’infonde.
Deh sâmi tu dir onde
Quel da Postierla mandasti a Melano?
Come di sopra a te fuoco non piove!
60Ugolin Conte ancora non s’asconde
E l’altre vite immonde
Pargole ed innocenti, che con vano
Pensier di tradimento sì tostàno
Festi con crudeltà venire a morte,
65Ed altre cose ancor ch’io non t’ho scorte
Sì come quella che di Tolomeo
Nascesti, o Gan ti feo.
Ma s’tu conosci l’aspra disciplina
La qual ti dà colui che tutto regge,
70E la mortal ruina,
Tu può’ veder venirti a piggior punto
Che Troia Tebe Corinto o Sagunto.
     Non credevi già mai che tuo terreno
Dagli nimici fosse sì percosso,
75Che l’Arnonico fosso
Da tutti ti faceva star sicura:
Ma tal fortezza ben si venne meno.
Quando vedesti l’esercito mosso
Già per correrti a dosso,
80Quel trapassando, verso le tue mura,
Per non voler aver piggior ventura,
Tua gente arse fortezze e rifuggiro.
Po’ ti seguì maggior doglia e martìro:
In su le porte i palii ti fur corsi.


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