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FRANCO SACCHETTI

5Il tuo poder che già fu in acqua salsa
Perdesti, per voler signoreggiante
Essere al soprastante.
In mar comun, se ben nel cor discerno,
Tu non temevi a pena il re eterno,
10Sì ti parea sovr’ogn’altra esser grande:
Ma alla Meloria avesti tal vivande,
Che mai non fosti più in acqua donna.
Volevi esser colonna,
Per ristorarti poi, di terra ferma;
15E non considerando alla tua possa
Nè quanto eri inferma,
Se’ giunta in parte con la tua arroganza,
Che tu non potrà’ dir quel che t’avanza.
     Una due volte e tre e quattro offesi,
20Essendo più possenti, hanno sofferto
I tuo’ nemici; certo,
Siccome saggi, per aver ragione,
E per non essere al tuo mal accesi,
E per non dare a te quel ch’era merto,
25Il lor pensier coverto
È stato in sino all’ultima cagione.
Per fuggir di ciascun la riprensione,
Mossi si sono allor che l’alto regno
In verso te ha dato fermo segno.
30Però che tu se’ peggio che pagana,
Fuor di natura umana
Invidïosa rea di mal talento;
Che per vedere il secol tutto a fondo
Sofresti aver tormento;
35Scacciando ognun che t’ha tenuto in pace
E ritenendo qual più ti disface.
     In fiero orgoglio già ti fe venire
Vittoria alcuna che avesti in terra;
E, volendo far guerra,
40Contr’al dovere ogn’ora ti movesti.
Ingrata a Dio, sanza umiltà sentire,
Non conoscendo, al ben facesti serra:
Ma ’l mal che ’n te s’afferra
T’ha pur guidato a far che tu ti desti.


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