Fece la terra ’l re dell’universo
Sì grande e ’l mar, che ’n fra sì lungo telo
Può solo star chi vuol senza contese:
Ancor, per racquistar chi era perso, 65In terra oscura dello ’mpirio cielo,
E per dar pace a tutti, giù discese;
Po’ nostra carne con deïtà prese
Ed immortal volle venire a morte.
Ingrata turba, non pensi a tal sorte? 70Nè gustar vuoi omai che cosa è pace?
Non vedi dove e’ giace?
Che la barbara gente Italia corre,
Con disfare e con tôrre
Ad onta delle terre e delle ville, 75Dove per un ne fuggon più di mille.
Ben mostra assempro la romana seggia
In cui si debbon conservar le chiavi,
Che è divisa e combatte alla larga;
E per seguire al mal la real greggia, 80Non spegne ma sostien questi error pravi
Con cose ingiuste ond’eresìa si sparga.
Solea correr la loro lancia e targa
Tra gl’infedeli e contro a’ vizi altrui:
Or seguon la malvagia lupa a cui 85Non sazia mai tesor nè ben terreno,
Con ferro e con veleno
Pigliando le vestigia dei tiranni,
Che con mortali inganni
Cercan di viver sol per aver tutto, 90Ed ogni amor fraterno sia distrutto.
Quant’è maggior signor, tant’è più servo;
E di quanti è signor tanti ha a servire;
E chi men signoreggia è men servente.
A che sta dunque nostro animo servo, 95Scender volendo, credendo salire,
E sempre viver sospettosamente?
Chi ben pensasse a questo dir presente,
Vorrebbe anzi che regger esser retto.
O misero, o crudele, o cieco affetto. 100Che con invidia e ira sempre attendi!