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ANTONIO PUCCI |
Ed avendo un bicchieri di quel sano
In su quell’ora che ’l dì si discerna,
14E voi venisti a torlomi di mano.
(Questi Sonetti son tratti da Poeti antichi dell’Allacci; Napoli, Alecci. 1661.)
VI
Andrea, tu mi vendesti per pollastra
Sabato sera una vecchia gallina,
Ch’era degli anni più d’una trentina
4Stata dell’altre comatrice e mastra.
E’ non fu mai affamato il Calastra,
Ch’egli mangiato avesse tal cucina;
Però ch’ella parìa carne canina
8E quell’omore in sè che ha una lastra.
Volevasi mandare alla fornace
E tanto far bollire ogni stagione
11Che ammorbidasse sua carne tenace.
Ma primamente il tegolo e ’l mattone
O calcina sarìa stata verace,
14Che quella mossa avesse condizione.
Mangia’ne alcun boccone
Per fame, e misi a ripentaglio i denti.
17Però fa’ tu che d’altro mi contenti.
VII
Amico mio barbier, quando tu meni
Al viso altrui così grave il rasoio,
Faresti me’ filare a filatoio
4Che rader per segare altrui le veni;
Chè quando tu mi radi tanto peni
Che di maninconìa tra man ti muoio;
E par che tu mi metta al tiratoio,
8Tanto piegar mi fai dietro le reni.
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