Pagina:Le Rime di Cino da Pistoia.djvu/324

GIOVANNI BOCCACCI

     Poi scrive un cerchio sovraggiunger fresco
A questo, e ’n quel parlar Bonaventura
57Da Bagnoregio e del Calagoresco
     Domenico nel qual fu tanta cura
Della fè nostra e dell’orto divino
60Quanta mai fosse in altra creatura.
     Poi ricomincia Tommaso d’Aquino
Com’egli intenda — Non surse il secondo
63Da Salamone, — e con chiaro latino
     Gliele dimostra; et un lume secondo
L’accerta lor, più lieti e più lucenti
66Come i lor corpi rïavran del mondo.
     Quindi nel quinto ciel di luculenti
Spiriti vede una mirabil croce:
69Della quale un de’ suoi primi parenti
     Li fa carezze; e con soave voce
Gli si discuopre; e mostra quale stato
72Fiorenza avesse, quando nel feroce
     E labil mondo fu da pria creato;
Quindi le schiatte più di nome degne
75Nomina tutte, da lui dimandato;
     Poi li fa chiare le parole pregne
Di Farinata e ’n Purgatoro udite,
78A lui mostrando del futuro insegne;
     Appresso ancor con parole spedite
Gli nomina di quei santi fulgori
81Josue, Juda, Carlo, e più scolpite
     Da lui nel nominar per li splendori
Cresciuti. E quindi nel Giove se ’n sale,
84Dove un’aquila fanno i santi ardori
     Di sè mirabile e bella: la quale
Gli solve il dubbio, d’un che nato sia
87Su lito senza udire o bene o male
     D’Iddio, mostrando quel che di lui fia;
Quindi Davit e Traiano e Rifeo
90Gli mostra ed altri in la sua luce dia;
     Poi il chiarì d’un dubbio, che si feo
In lui, de’ due che appaion pagani
93Nel primo aspetto. Quindi uno scaleo,


— 318 —