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GIOVANNI BOCCACCI

     Che sia fortuna e la cagion de’ vari
Suoi movimenti Virgilio gli schiude.
51E discendendo poi con passi rari
     Trovan di Stige la nera palude,
La qual risurger vede di bollori
54Da sospir mossi d’alme in essa nude;
Dove gli accidïosi peccatori
E gl’iracundi gorgogliando in quella
57Fanno sentir li lor grevi dolori.
     Sovra una porta poi doppia fiammella
Subito vede ed una di lontano
60Surgere ancora e rispondere ad ella.
     Quivi Flegiàs adirato il pantano
Oltre gli passa, nel qual vede strazio
63Far di Filippo Argenti e non in vano.
     Ed a pena era di tal mirar sazio,
Che a piè della città di Dite giunti,
66Senza esser lor d’entrarvi dato spazio,
     Si vide, e quivi da disdegno punti
Per la porta serrata lor nel petto
69Dalli spiriti più da Dio disgiunti.
     E mentre quivi stavan con sospetto,
Le tre Furie infernai sovra le mura
72Tisìfon vider Megèra et Aletto:
     Appresso, a ciò che l’orribil figura
Del Gorgon non vedesse, il buon maestro
75Gli occhi gli chiuse e fenneli paura.
     L’ascender poi per lo camin silvestro,
Per cui la porta subito s’aprìo,
78Mostra, e il passar loro in quello destro.
     Qui da dolenti strida ed alti — Ah Dio! —
Che de’ sepolcri uscivano affocati
81De’ quai pieno era tutto il loco rio,
     In quelli essere intese i trascotati
Eresïarchi e tutti quelli ancora
84Che ad Epicuro dietro sono andati.
     Lì ragionando picciola dimora
Con Farinata e con un altro face
87Ch’alquanto all’arca pareva di fora.


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