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GIOVANNI BOCCACCI

15Che io non trovo dì nè notte loco;
Perchè l’udire e ’l sentire e ’l vedere
Con forza non usata
Ciascun per sè accese novo foco
Nel qual tutta mi coco;
20Nè mi può altri che tu confortare
O ritornar la virtù sbigottita.
     Deh dimmi s’esser dee, e quando fia,
Ch’io ti trovi già mai,
Dov’io basciai quegli occhi che m’han morta.
25Dimmil, caro mio bene, anima mia,
Quando tu vi verrai;
E col dir tosto alquanto mi conforta.
Sia la dimora corta
D’ora al venire e poi lunga allo stare.
30Ch’io non me ’n curo, sì m’ha Amor ferita.
     Se egli avvien che io mai più ti tenga,
Non so s’io sarò sciocca,
Com’io or fui, a lasciarti partire.
Io ti terrò, e che può sì n’avvenga;
35E della dolce bocca
Convien ch’io sodisfaccia al mio disire:
D’altro non voglio or dire.
Dunque vien tosto, vienmi ad abbracciare;
Che ’l pur pensarlo di cantar m’invita.




IX


     Il fior che ’l valor perde,
Da che qui cade, mai non si rinverde.
     Perdut’ho ’l valor mio,
E mia bellezza non sarà com’era;
5Però ch’è van desìo,
Chi perde il tempo e d’acquistarlo spera;
Io non son primavera
Ch’ogni anno si rinnova e fassi verde.


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