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RIME

VI


     Io mi son giovinetta, e volentieri
M’allegro e canto in la stagion novella,
Merzè d’Amore e de’ dolci pensieri.
     Io vo pe’ verdi prati riguardando
5I bianchi fiori e’ gialli et i vermigli,
Le rose in su le spine e i bianchi gigli;
E tutti quanti gli vo somigliando
Al viso di colui che me amando
Ha presa e terrà sempre, come quella
10Ch’altro non ha in disìo ch’e’ suoi piaceri.
     De’ quai quand’io ne trovo alcun che sia
Al mio parer ben simile di lui,
Il colgo e bacio, e parlomi con lui,
E, com’io so, così l’anima mia
15Tututta gli apro e ciò che ’l cor disìa;
Quindi con altri il metto in ghirlandella
Legato co’ miei crin biondi e leggieri.
     E quel piacer che di natura il fiore
Agli occhi porge, quel simil me ’l dona
20Che s’io vedessi la propria persona
Che m’ha accesa del suo dolce amore:
Quel che mi faccia più il suo odore,
Esprimer nol potrei con la favella;
Ma i sospir ne son testimon veri.
25     Li quai non escon già mai del mio petto,
Come dell’altre donne, aspri nè gravi;
Ma se ne vengon fuor caldi e soavi,
Et al mio amor se ’n vanno nel cospetto.
Il qual, come gli sente, a dar diletto
30Di sè a me si muove, e viene in quella
Ch’i’ son per dir — Deh vien, ch’i’ non disperi. —




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