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RIME


ACATEN


     Dunque a ciò conchïude la quistione:
Chi più avanza, quelli ha me’ guardato
93E più sa del guardar la condizione.

ALCESTO


     Non son da por già mai per acquistato
I tuoi agnei, chè molti a tristo fine
96Si vede tosto, lasso, apparecchiato;
     Ma le mie poche, nell’alto confine
Vivaci poste, e d’assalto sicure,
99Non curanti di lappole o di spine,
     E tutte fuor delle brutte misture,
Bianche, con occhio chiaro, e conoscenti
102Di me che lor conduco alle pasture.

ACATEN


     Tu fai come ti par tuoi argomenti:
Ma molto è meglio delle mie il diletto
105Che l’util delle tue che sì aumenti.
     Quando vorrò, da cui mi fia interdetto
Di su salire al monte? ove pasciute
108Assegni delle tue tanto perfetto.

ALCESTO


     Da quelle erbacce gravi ritenute
Nell’ampio ventre, ch’affamate e piene
111Sempre le tien, di salir fien tenute.

ACATEN


     Queste son tue parole: nè conviene
A te di me parlar, perchè non sai,
114Ne’ monti usato, e l’uso ancor ti tiene.

ALCESTO


     Ne’ monti dov’io uso i’ apparai
Da quelle Muse che già li guardaro,
117E nelle braccia lor crebbi e lattai.
     Ma tu più grosso ch’altro, in cui riparo
Già mai senno non fece nè valenza,
120Tàciti omai: chè gli tuo’ versi amaro


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