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GIOVANNI BOCCACCI |
Che nelle reti entrati con disìo
Per te gli presi; et ho molte altre cose,
105Le quai ti serbo, donna del cor mio:
Pur che tu scendi tosto alle pietose
Ombre, lasciando le selve, alle quali
108Non ti falla il tornar, quando noiose
Non fien le fiamme, a seguir gli animali.
IV
ALCESTO E ACATEN
ALCESTO
Come Titan del seno dell’Aurora
Esce, così con le mie pecorelle
3I monti cerco senza far dimora:
E poi ch’i’ ho là su condotte quelle,
Le nuove erbette della pietra uscite
6Per caro cibo pongo innanzi ad elle:
Pasconsi quivi timidette e mite,
E servan lor grassezza di tal forma
9Che non curan del lupo le ferite.
ACATEN
Io servo nelle mie tutt’altra norma;
Sì come i pastor siculi, da’ quali
12Esempio prende ogni ben retta torma.
Io non fatico loro a’ disuguali
Poggi salire; ma ne’ pian copiosi
15D’erbe infinite do lor tante e tali,
Che gli uberi di quelle fan sugosi
Di tanto latte, ch’i’ non posso avere
18Vaso sì grande in cui tutto si posi.
Nè i loro agnei ne posson tanto bere
Ch’ancor più non ne avanzi. Et honne tante
21Ch’i’ non ne posso il numero sapere;
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