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FAZIO DEGLI UBERTI — RIME

Ahï stirpe rimasa
65Diversa al tuo buon avo! perchè darti
Volesti questo impaccio a coronarti,
Togliendo in ciò forse la volta a tale
Ch’arìa ben fatto, dove tu fai male?
     Tu dunque, Giove, perchè ’l santo uccello
70(Sotto il qual primamente trïonfasti,
E poi a me da’ Dardani il mandasti;
E fe di Roma nido a suo gran parto
Col gran Quirino prima e col fratello,
Poi con voi suoi seguaci che il portasti
75Quando in cinquecent’anni m’acquistasti
E poi in duecento l’altro mondo isparto)
Da questo Carlo quarto
Imperador non togli e dalle mani
Degli altri lurchi moderni Germani,
80Che d’aquila un allocco n’hanno fatto?
Rendilo sì disfatto
Ancora a’ miei Latini e ai Romani;
Forse allor rifarà gli artigli vani,
Co’ quali e con qual gente altre fïate
85Fe che le porte furo a Gian serrate.
     Canzon, non aver téma,
Benché il tuo tèma sia molto aspro a dire;
Chè spesso lo corregger, per ver dire,
Lo mal far d’uno, a mille ne fa bene.
90E poi, se pure avviene
Che vegga quei che qui tua rima tocca,
Apri la bocca e digli tutto intero;
Chè non puote mal dir chi dice il vero.


(La pubblicò monca e scorretta il Trucchi (Serventese e Poesie liriche di F. degli Uberti, ecc.); l’abbiamo corretta su i codd. 1050-1041 riccard.)


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