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GIOSUE CARDUCCI

po’ superbamente: «Io mi credea del tutto esser partito Da queste vostre rime, messer Cino; Chè si conviene omai altro cammino Alla mia nave, già lunge dal lito»; riprendendolo che pigliar si lasciasse ad ogni uncino, e ammonendolo: «Chi s’innamora, siccome voi fate, Et ad ogni piacer si lega e scioglie, Mostra che Amor leggiermente il saetti»1. L’amante della Portinari e padre di sette figliuoli dalla Donati era trascorso un po’ facilmente a dimenticare i suoi vaneggiamenti per l’ignota femmina di Casentino e per la bella giovinetta lucchese. Come poeta, lo cita spesso nel Volgare Eloquio a paro con sè e sè dinota non con altro nome che d’amico suo, e si duole di dovere per un certo ordine di successione posporre ai nomi del Cavalcanti di Lapo e d’un altro fiorentino quello del pistoiese2. Cino poi, dopo la morte di Dante, significò essergli dispiaciuto che egli «ragionando con Sordello E con molti altri della dotta scrima» non facesse motto ad Onesto di Boncima», e che «nel bel loco divino Là dove vide la sua Beatrice» non riconoscesse l’unica fenice Che con Sion congiunse l’Apennino3: pretensione un po’ indiscreta, a cui però son gentili cagioni, ed onorevoli per l’animo di Cino, l’amicizia e l’amore. Nè meno è onorevole all’intelletto di lui, che in una età in cui fu più fatta ragione al valore filosofico e teologico di Dante che non al poetico, egli definisca la Commedia «il libello Che mostra Dante signor d’ogni rima»4. Certo non sono opera del nostro, per la discordanza e de’ pensieri e dello stile, ma sì bene sfogo della rabbia impotente di qualche guelfo, due sonettacci contro Dante, attribuiti a Cino da Faustino Tasso, suo secondo e poco autorevole editore.

Credo che da questi raffronti si posa ricavare più adeguata notizia della poesia di messer Cino che non farebbesi da’ soliti giudizi assoluti che certi critici van ricopiandosi gli uni dagli altri. Ma per chi volesse giudizi, ec-

  1. M. Cino: Rime, XCV di questa edizione.
  2. Dante: De vulgari eloquio, I, XIV.
  3. M. Cino: Rime, CXIII di questa edizione
  4. Lo stesso, ivi.

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