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DISCORSO PRELIMINARE

che ’l tuo dir mi piaccia1». E il Cavalcanti rimproverava il pistoiese d’aver tolto concetti e motti dalle sue rime (se dobbiam credere a un sonetto di Cino per autorità di molti codici indirizzato a Guido Cavalcanti). Di che Cino gli rispondeva «Ma funne mai de’ vostri alcun leggiadro?2» Il che e si spiega ricordando la fama più presto di filosofo che di poeta ottenuta da Guido presso i contemporanei, e spiega il dantesco «Colui (Virgilio)... mi mena, Forse cui Guido vostro ebbe a disdegno».3 La superbia nobilesca di Guido, e la facoltà sua di scrittore nella quale l’imaginativa non di rado affoga l’affetto, e la poesia troppo servile talvolta alla dottrina, non accordavansi con l’anima di Cino tutta sentimento. Meglio s’intese con Dante, natura più contemperata di sdegno e d’amore, d’imaginativa e d’affetto, ingegno egualmente informato di dottrina e di arte: e dalla giovanile consolatoria per la morte di Beatrice al lamento senile su la morte di esso il poeta, lo seguì, a così dire, per tutti i passi del dolore e dell’esigilo. Nè Dante sdegnava rivolgersegli egli primo: «Poi ch’io non trovo chi meco ragioni Del signor cui serviamo e voi ed io, Convienmi sodisfare il gran desio Ch’io ho di dire i pensamenti buoni... Ahi, messer Cino, com’è il tempo vòlto A danno nostro e delli nostri diri...!» Al che Cino rispondeva chiamandolo affettuosamente «Diletto fratel mio di pene involto»4. A una domanda di Cino, se l’anima possa trapassare di passione in passione, rispondeva: exulanti pistoriensi florentinus exul immeritus, con molta dimostrazione di stima e d’amore, inviandogli perpetuæ caritatis ardorem, e con autorità filosofiche e poetiche affermando che sì5. Ma ricevuto in un giorno di malumore un sonetto col quale l’esule pistoiese lo domandava di consiglio sur un nuovo amore a cui sentivasi inclinato, gli riscriveva un

  1. G. Cavalcanti: Rime, in Poeti del primo secolo (Firenze, 1816), II, 355.
  2. M. Cino: Rime, VI di questa edizione.
  3. Dante: Inferno, X.
  4. M. Cino: Rime, XC-XCI di questa edizione.
  5. Dante: Epistolæ, IV, in Opere minori (Barbèra, 1857), III,

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Rime di Cino da Pistoia e d’altri del sec. XIV, 2