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RIME

Ma quel dì ch’io verrò piuttosto meno
70Si è, ch’io odo mormorar la gente
Che mi sta più che ben se io ho male;
E ch’è gente cotale,
Che, se fortuna ben ponesse mente
In meritargli quel che sanno fare,
75E’ non avrebbon pan da manicare.
     Canzon, io non so a cui io mi ti scriva;
Ch’io non credo che viva
Al mondo uom tormentato com’io sono;
E però t’abbandono,
80E vanne ove tu vuoi, u’ più ti piace,
Chè certo son ch’io non avrò mai pace.


(Dalla Raccolta di rime antiche di diversi toscani del Corbinelli, ecc., ragguagliata e migliorata su la lezione che ne dà il Trucchi (Serventese, ecc.)



IX

I PECCATI MORTALI


     Io so’ la mala pianta di Superba,
Che generò di ciascun vizio il seme;
E quel cotal non ama Dio nè teme
4Che si nutrica di questa mia erba.
     Io son mal grata arrogante ed acerba,
Per cui il mondo tutto piange e geme;
Io so’ nelle gran cose e nell’estreme
8Colei che compagnìa rompe e disnerba:
     Io so’ un monte tra ’l cielo e la terra,
Che chiudo gli occhi vostri a quella luce
11Che ’l sol della giustizia in voi conduce.
     Col sommo bene sempre vivo in guerra:
Ver è che, quando regno in maggior pompe,
14Giù mi trabocca e tutta mi dirompe.




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