Ed ogni cosa c’ha poder mi scaccia; 30Ma sol la povertà m’apre le braccia.
Come dal corpo di mia madre usci’ io,
Così la povertà mi fu da lato,
E disse — T’è fatato
Ch’io non mi deggia mai da te partire. — 35E s’ tu volessi dir come ’l so io,
Donne che v’eran me l’hanno contato;
E più manifestato
M’è per le prove, s’io non vo’ mentire.
Lasso! che più non posso sofferire; 40Però bestemmio in prima la natura
E la fortuna, con chi n’ha potere
Di farmi sì dolere:
E tocchi a chi si vuol, ch’io non ho cura.
Chè tanto è ’l mio dolore e la mia rabbia, 45Ch’io non posso aver peggio ch’or io m’abbia.
Però ch’io sono a tal punto condotto,
Ch’io non conosco quasi ov’io mi sia;
E vado per la via
Com’uom ch’è tutto fuor d’intendimento; 50Nè io altrui nè altri a me fa motto,
Se non alcun che quasi com’io stia;
Più son cacciato via,
Che se di vita fossi struggimento.
Ahi lasso me! che così vil divento, 55Che morte sola al mio rimedio chieggio.
Il cuore in corpo e la voce mi trema,
Io ho paura e tema
Di tutte quelle cose ched io veggio;
Ed ancor peggio m’indivina il core, 60Che senza fine sarà il mio dolore.
Mille fïate il dì fra me ragiono
— Deh, che pure fo io che non m’uccido?
Perchè me non divido
Da questo mondo peggior che ’l veleno? — 65E riguardando il tenebroso suono
Io non ardisco a far di me micido;
Piango lamento e strido,
E com’uom tormentato così peno.