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RIME

Ma pure in tutto sarà più di cento,
272Venti mila fïen di vita spento.
     Senza che assai ne spegnerà la morte
Per febbre per cammino e per fatica,
E per posteme da freddezza scorte,
276E per quel mal che molto si notrica.
Ahi mondo, quante dolorose sorte
Superbia t’apparecchia a Dio nemica!
Quanti voltar di rota e quanti stati
280Si muteran che son oggi innorati!
     Ma, quel ch’è più in dispetto, di qui a poco
Fia una carestìa di vettovaglia:
Nella Magna sarà suo primo loco,
284Po’ per la Lombardia farà frastaglia,
E ’nfine a Napol sarà cotal gioco,
Che varrà tre quel ch’ora una medaglia:
E questo sarà forse a molti peggio
288Che l’altre novità, per quel ch’i’ veggio.
     Permette Iddio questa general pena
Per gli sfernati vizi ove ci trova:
Ed oggi il mondo per suoi frutti mena
292Superbia tradimenti, e fa la prova,
E dal lussurïar ciascuno sfrena:
Inganno e crudeltà a molti giova:
Per l’avarizia e tutte opere ladre
296Amor non regna più tra figlio e padre.
     Sicchè, se ’l mondo non si diradasse
Di molti, crescerebbe tanto il vizio,
Che biasmo tornerìa, se si trovasse
300Alcun ch’alla virtù pur desse inizio:
Così nessun sarìa che mai andasse
Per operare il bene al sant’ospizio,
Che Dio ha fatto sol per nostro bene.
304O felice colui che al ben far tene!
     Dunque ciascun bene operando viva,
Acciò che Dio così non ci abbandoni.
Ben può lodare Iddio chi bene arriva
308E chi si guarda da cota’ bocconi;
Chè qual della sua grazia Cristo priva
Entra nelle crudel man de’ demoni:


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