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RIME


XIV


     Deh cantate con canto di dolcezza,
Ch’egli è tornato il fior d’ogni allegrezza.
     La donna ch’è d’ogni biltà fontana
È tornata per dar pace e salute
A chi la guarda non con mente vana5
Ma con amor fiorito di vertute;
Però che ’l suo valore e sua altezza
Risplende solo ovunque è gentilezza.
     Dunque si può e’ dir che sia beato
Nella corte d’Amor più ch’altro amante10
Chi di tanta biltà è infiammato
O chi nella sua fè servo è costante;
Chè per servir si rompe ogni durezza
E sormontasi in pregio e in grandezza.


(Questa e l'antecedente sono estratte dalle cit. Ballate, ecc.; Firenze, 1844.)



XV


     O infelice punto e giorno ed ora!
O maladetta quinta e terza spera!
O infelice il loco là dov’era
Quella che più pensando m’innamora!
     O infelice e maledetta ancora5
Questa tal condizion traversa e fera
Di crudel Marte e di Venere altera,
Che da quel punto in qua così m’accora!
     O infelice il caso che mi spinse,
Il qual mi parve senza ferro o scudo,10
Dove nel prisco assalto Amor mi vinse!
     O maladetto alato cieco e nudo,
Che tanta forza desti a chi dipinse
Il petto mio con lo stral tuo sì crudo!

(Estratto dal cod. 3213 vat. e pubblicato da F. Trucchi nel volume II delle Poesie italiane inedite, ecc.)




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