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MATTEO FRESCOBALDI

XII


     Io veggo il tempo della primavera
Tutti gli augei cantar per la foresta,
E gli arboscelli metter verde cresta,
4E andar li pesci per le tane a schiera,
     E le donzelle da mane e da sera
Danzar co’ loro amanti e darsi festa,
Ciascuna pastorella venir presta
8Colle sue pecorelle all’ombra nera.
     I verdi prati con fiori e vïole
Son còlti dagli amanti con gran riso,
11Perchè natura e ’l tempo questo vuole.
     Ed io non posso già veder quel viso
E gli occhi che rilucon più che ’l sole.
14Da cui gran tempo, oh Dio, ne fui diviso.


(Pubblicato di sul cod. che fu dell’Orsino nel quaderno IV (aprile 1819) del Giorn. Arcad.)



XIII


     Non mi conforta lo sperar tornare
Ch’i’ faccio imaginando:
Mi veggio allungïando
Da voi, madonna, in parte sì stranera.
5     E ’n sì stranera parte, lasso, veggio
Divïar mio vïaggio,
Che ritornar a voi non saccio quando.
Ond’io tormento sì, che spesso chieggio
Morte nel mio coraggio:
10Sì mi consuman gli sospir ch’i’ spando
Ciascun’ora, membrando el vostro viso
Che un paradiso chiamo.
O gentil donna ch’amo,
Da voi mia vita lontan si dispera.




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