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RIME |
X
Sì mi consuma, donna, quand’i’ sento
La scura dipartenza
Che dè’ far vostra essenza,
Ch’ogni altro mio dolor m’è dolce vita.
Però pensate quanto sia el tormento5
Che sostener mi converrà, oh lasso!,
Quando lontana agli occhi miei sarete;
Ch’i’ sento già ogni valore ispento
Dentro nel cor, che m’ha condotto a passo
Che sola voi difender mi potete:10
Dunque, merzè, pella virtù ch’avete!
Non vogliate ch’i’ mora
Od io consumi ad ora!
Ched io non veggia la mortal partita!
(Questa e l’antecedente sono estratte dalle cit. Ballate, ecc.; Piatti, Firenze, 1844.)
XI
Deh, confortate gli occhi miei dolenti
Che di lagrime fecion lago e fiume,
Poi che dal chiaro lume
Lontan mi trovo vivere in tormenti.
Non è gioia ch’i’ prenda nè diletto.5
Nè mai sentirò posa,
S’i’ non riveggo a cui donato ho ’l core:
E quando miro alcun nobile aspetto
Di donna alta e vezzosa,
Allor più mi combatte e strugge Amore;10
Membrandomi di quel sommo valore
Del qual i’ son suggetto e fedel servo,
Il cui onor conservo,
E per cui provo sì dolor cocenti.
(Dalla Miscell. di cose ined. o rare per F. Corcizzini; Firenze, Baracchi, 1853.)
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