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MATTEO FRESCOBALDI

IX


     Giovinetta, tu sai
Ch’i’ son tuo servidore.
Merzè del mio dolore
Che mi consuma, e non ho posa mai!
     Tu mi consumi e struggi, giovinetta,5
Veggendoti sì fiera e dispiatata;
E non mostri che sia d’amor costretta
Nè che di lui già mai fussi ’nfiammata.
Deh! pensa una fïata
Al mio gravoso affanno10
Ed a’ sospir che vanno
Mercè chiamarti con dogliosi guai.
     Leggiadra se’ vezzosa conta e bella
E di virtù fiorita:
Tu se’ colei per cui ogni donzella15
Si vede adorna e ’n costumi nodrita.
Se ’n verso la mia vita
Ti movessi a piatanza,
Are’ fede e costanza
Di non morir, come m’ucciderai.20
     Quando riguardo nel tuo dolce viso
Dove si specchia mia figura ispenta,
E fuggi da finestra non con riso
Ma con sembianza ch’è di sdegno tinta;
Allora è morta e vinta25
La vita mia crudele:
Più è amara che fele
La dolorosa pena che mi dài.
     Merzè merzè merzè del mio tormento!
Merzè, ch’i’ moro per servire a fede!30
Merzè ti mova del dolor ch’i’ sento;
Mercè di quel che père e mercè chiede!
Merzè, per dio, concede,
Giovane, e non sia fera!
Come se’ più che fera!35
Mercè mercè del cor ch’i’ ti donai!




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