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E non vedete sotto il mio mantello
Quanti falcioni i’ ho per ammazzarvi?
96E ancora porrò far senza coltello.
E mille modi i’ ho per aggrapparvi:
Scampar per alcun modo non potrete:
99Per tutti ho dato il modo a sotterrarvi.
È pur vana speranza che v’avete
Di dir mia colpa ed esser perdonati,
102Quando che più peccar voi non possete!
O ver che della fede abbandonati,
Dell’altra vita non credete niente
105E sempre siete in vizi relassati.
Sappiate questa volta certamente
Che quel che vuol trovar da Dio mercede
108Convien che senza vizio sia sua mente:
E quel che vive senza tanta fede
Ritroverassi alla pelliccerìa,
111Di Pluto e di Proserpina erede.
Or tu che credi stare in goderìa,
Apparecchia la biada al mio ronzino;
114Chè presto vengo alla tua osterìa;
E mangierai con meco nel catino
L’ultima tua vivanda amaricata
117Giacendo nella tomba a resupino:
E l’alma tua sempre fia dannata:
Per un po’ di dolcezza temporale
120Perde la gloria e la vita beata.
Ma quello che in virtude sempre sale,
Disprezza ’l mondo e fugge suo veleno,
123Cercando Dio lascia l’opere male,
Starà nel ciel perpetuo sereno.
(Da Rime e prose del buon secolo della lingua, tratte da mss. Lucca, Giusti, 1852.)