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RIME



XXIV

Che l’apparenza dell’ornamento non fa l’uomo virtuoso.


     In vanità non è gentil valore;
Nè adorna sella fa caval migliore,
Nè fren dorato tolle il suo difetto:
Così non fa valer pomposo aspetto
Uomo che si diletta in vista bella;
Però che ciò che luce non è stella,
E sotto fregi in vestimento vano
Giace il cuor vago di virtù lontano.



Fortezza


XXV


     Degno si fa di trïunfal corona
Uom di vera fortezza;
Però ch’ogni gravezza
Et ogni amara sorte
Con umiltà sostien fino alla morte.



XXVI


Della magnanimità, ch’è parte della fortezza.


     Impresa grave et alta con ragione
È magnanimitade,
La cui somma bontade
In dubbïosa via
Con subita follìa
Nè con tremor ma discreta discende;
A laude nè a lusinghe non attende,
Ad altrui con valor parlar non cura,
E fa soffrir la sua alta natura;
Ned è di cosa grande ammirativa,
E di mortal virtù è luce viva.



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