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RIME

E ’n ciò si vuol tenere,
Seguendo tempo, modo opera e vista:
E 'l terzo è donna avere in compagnìa;
Ma questo è da voler, poi Dio comanda
Che l’uom suo seme spanda,
Acciò che, l’uom morendo, l’altro vaglia.
Vero è che un giocolar cantar solìa
— Tal uom presenta che non sa che manda; —
Ma chi mangia vivanda
Ne sente il ver, se non sapor l’abbaglia.
     Chi con virtute è saggio,
Non da ragion si parte;
Ma suo voler diparte
Da ogni disïar fuor di misura;
Altrui non fa oltraggio;
Mostra di sè dar parte.
Ma non s’obbliga in carte;
Passa col tempo, mentre vita dura.
S’obbliga sè compagno sino a morte,
Poichè sua vede libertà perita,
In tal dimostra vita
Quanto suo senno trapassando vale;
Se nel combatter più si trova forte,
Rabbraccia e tien la gioi’ ch’avea fallita.
Ben sia state fornita,
Non pasce petrosello ogni animale.

(Questa e le due seguenti canzoni son ricavate da Rime e prose del buon secolo della lingua, tratte da mss.; Lucca, Giusti, 1852. Ma a questa prima abbiamo aggiunta dal Cod. Ricc. 1040 la stanza quarta che nella stampa mancava.)



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